Del nostro Parco abbiamo bisogno
Dalle nostre parti, nei tempi antichi, si dipanava “la strada delle Fiesse”, essa: “Si prolungava sotto il paese di San Michele dalla pontara della Piazza (oggi Garibaldi), filando sempre lungo l’Adige, fino all’attuale Porto di S. Giovanni". Si trattava di un terreno del tutto particolare sul quale ci si muoveva tra guadi, selve e risorgive.
Nel presente, dopo diverse alluvioni che hanno mutato il corso del fiume, quel luogo si chiama “Giarol Grande”.
Leggendo i giornali locali ho appreso che alcune delle Cooperative e Associazioni che hanno condotto questo podere di proprietà comunale negli ultimi anni, si sono ritirate dalla gestione e sul futuro di questo appezzamento si addensano molte incertezze.
Io ho sempre immaginato che il Giarol fosse parte del Parco dell’Adige Sud, dunque assoggettato a determinati vincoli ambientali, ma alcuni eventi concomitanti degli ultimi mesi, mi hanno disorientato.
Con una nota protocollata del 20 novembre del 2020, il Dirigente del Comune di Verona che si occupa di Ambiente ha precisato che: “La parte acquea”…”E’ esclusa per la formazione dei parchi e delle riserve naturali di interesse comunale”. In Pratica, se ho capito bene, il “Parco dell’Adige” non comprenderebbe l’Adige stesso.
Solo un mese prima, il 19 ottobre, un eminente avvocato che opera all’interno di un team molto quotato che cura gli interessi dell’erigendo Centro Sportivo privato denominato “Adige Docks”, confinante il territorio del Giarol, ha vergato un documento denso di precisazioni destinato al Comune di Verona, dal quale si dedurrebbe quanto segue: il “Giarol grande non è giuridicamente parco”… ma semplicemente “un’area agricola”, un “presunto parco”.
Il combinato disposto dei due incartamenti porta a pensare che solo una ristretta fascia a ridosso del fiume, in pratica le sponde, si potrebbe definire legittimamente “parco naturale”. Il resto, così, non sarebbe sottoposto a vincolo alcuno.
Tra codici, regolamenti, interpretazioni, verbali, leggi nazionali ed europee, ammetto che, da semplice cittadino, mi sono sentito come il povero Renzo Tramaglino nel terzo capitolo dei Promessi Sposi, quello dei capponi in mano, per intenderci.
Non è un mistero però che associare le attività al chiuso del centro sportivo con altre all’aperto sia sempre stato un obiettivo degli investitori di “Adige Docks”, che ne accennano fin dalla loro prima proposta di variante al Comune di Verona del 30 giugno 2016. Se il progetto si estendesse dentro il Giarol, con il favore di chi ritiene che ogni metro di terreno della collettività debba “fruttare”, ci sarebbe poco da stupirsi.
Come voi sapete già, i centri sportivi a pagamento non sono aperti al pubblico.
Io non ho niente contro il privato, ma quando qualcuno entra nella casa di una Comunità con un progetto assai invasivo, perlomeno si deve pulire le scarpe. E per questo mi piacerebbe che le associazioni, i cittadini, gli imprenditori locali fossero coinvolti dalle autorità competenti e potessero proporre le proprie osservazioni sull’effetto del nuovo centro sportivo sul Quartiere.
Altrimenti, meglio lasciare che, almeno al Giarol, la natura faccia il suo corso e che vengano ripristinati gli antichi sentieri.
Immaginate voi stessi, ad osservare, da dietro una rete metallica, dei signori sovrappeso che giocano a Golf su un terreno già pubblico che voi “a gratis” non potrete piu' calpestare, dopo che i vostri avi lo hanno fatto per secoli.
E’ solo un’ipotesi, ma la logica deduttiva e il silenzio bipartisan dei Sorastanti locali inducono ad un prudente pessimismo... Sarò lietissimo però di essere smentito dai fatti.