Il progetto Revamping a un fondo Cinese
La notizia (allegato bianco) è di pochi giorni fa: il bando per il “revamping” dell’impianto di Ca’ del Bue sarebbe stato assegnato ad una ditta Alto Atesina nel senso della ubicazione, ma non della proprietà, che oggi è controllata interamente da un importante Fondo Cinese.
Essendo in Cina il 2021 l’anno del Bue, simbolo di prosperità e forza d’animo, va dato atto agli Stakeholder della materia di non essersi mai dati per vinti nel preservare l’inesorabile destino di quel grande parallelepipedo rosso che domina la Tangenziale Sud.
Cosa è questo “revamping”? In parole povere significa riutilizzare-razionalizzare l’impianto nato negli anni ’80 per trattare grandi quantità di rifiuti secondo un modello che la lettura di migliaia di pagine custodite in Regione può far comprendere solo ai massimi esperti di burocrazia neo-ambientale e agli studi legali specializzati in materia.
Quello che può cogliere il cittadino semplice è che la filosofia attuale della filiera dei rifiuti non si mette in discussione, la produzione di biometano è solo parte del discorso e che il destino dei vecchi forni di incenerimento non è poi così segnato.
Ciò che colpisce di piu' però è il silenzio: comunicativo, prima di tutto, degli ambientalisti da copertina, poi dei Sorastanti locali che di fronte alla complessità e alla internazionalizzazione delle sfide si rassegnano, pare, alla legge del piu' forte.
Personalmente lavoro e ho lavorato a progetti internazionali, dunque non ce l’ho con il “Sistema”, ma conoscendolo un po’ so che non è una Onlus ed il profitto viene prima di tutto. Alcuni si accontentano di una bella narrazione e di masticare qualche neologismo, tipo “transizione ecologica”, ma poi occorre capire cosa significhi nei fatti.
Tra Ca’ del Bue, le discariche di Ca’ Vecchia a San Martino, Ca’ Bianca a Zevio e l’Inceneritore di fanghi in progetto nei pressi della Mattarana è in evoluzione un enorme distretto dei Rifiuti collocato in zone estremamente fragili dal punto di vista delle falde acquifere e non solo.
E poi i rifiuti, specialmente quelli speciali e pericolosi, rappresentano un affare colossale che a volte, troppe volte, buca normative e controlli. Non è allarmismo ma cronaca.
Ho ancora nelle orecchie la vicenda dei fanghi tossici sparsi nei campi coltivati a Brescia, l’inchiesta della DDA sul traffico di immondizia nel veronese, gli incendi di capannoni industriali nella bassa ripieni di residui speciali. Per questo ho bisogno di essere rassicurato sulla integrità e l’adeguatezza dei processi di controllo e su chi ne risponde.
Abbiamo strutture così specializzate e “terze”, nel valutare gli indici di pericolosità? O non sono gli stessi Sorastanti a nominare i controllori di se stessi e dei portatori di interessi che operano in partnership con le loro amministrazioni? Qualcuno può sciogliere queste mie preoccupazioni?
Ai solerti concittadini che si indignano sui social per i sacchetti di rifiuti abbandonati fuori dal cassonetti chiedo: di fronte a quello che sta accadendo sul nostro Territorio non temete di essere abbandonati voi stessi fuori da un’enorme discarica, legalissima, patinatissima nella narrazione mediatica, quanto a cielo aperto?
Resto convinto che il controllo dei processi legati agli scarti di produzione e consumo sul proprio Territorio non si possa subappaltare. Le Comunità Locali non si possono disfare di questa enorme responsabilità.
Quest'anno la stagione areniana ha in cartello la Turandot, ambientata a Pechino. Perciò vi esorto concittadini: nessun dorma, nessun dormaaaaa...