Si fa presto a chiamarlo "Incolto"...
Siamo nella stagione giusta per guardarci attorno in cerca di qualcosa di bello e di buono che la natura ci offre.
Ai margini di un terreno agricolo, lungo un fosso fuori mano, o in un angolo di terra lasciato incolto si può scoprire la forza sorprendente della biodiversità naturale. Spontaneamente la terra si copre di verde, in una disordinata coabitazione di specie diverse che trovano un loro equilibrio, un po’ in competizione e un po’ in sinergia.
Cresce di tutto: dalle erbe infestanti ma buone da mangiare, sia cotte che crude sotto forma di pesto, come l’ortica, il papavero, el farinèl (chenopodio), el biòn (amaranto) fino ad erbe medicinali come la malva e la camomilla; senza dimenticare specie floreali di cui si era persa la traccia, come il bellissimo gladiolo selvatico della foto.
In un territorio a vocazione agricola come le Basse di San Michele sarebbe importante che nella pratica quotidiana dei contadini si facesse strada l’idea della biodiversità come valore anche per le colture produttive. Ci sono dei segnali che incoraggiano in questo senso.
Qualche pianta sulla riva di un fosso o una siepe a segnare un confine potrebbe tornare ad essere un utile elemento del paesaggio agricolo, anche se richiede qualche manutenzione in più.
Le “erbacce disordinate” potrebbero continuare a crescere a bordo dei campi invece di essere considerate un disonore da eliminare col diserbante chimico, che secca il verde e poi finisce nelle falde acquifere.
Marisa Sitta