La Maschera del Borgo e le sue Storie

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Quanto ci mancano le feste popolari durante questa pandemia… Alcune delle nostre sagre (per esempio quella di Madonna di Campagna che risale al 1562) affondano le proprie radici nel mito, così come certe maschere carnevalesche, tutt’altro che frutto di pura invenzione. Mastro Sogar, per esempio, riporta ad una figura professionale realmente operante nel nostro Quartiere in un passato neanche troppo lontano.

Vogliamo riportare alla memoria il Cordaio, oltre il folklore, come lavoratore specializzato. Il “Sogar” dal veneto "Soga", corda grossa, produceva dallo spago alle cime per le navi. Egli svolgeva un’attività che trovò grande impulso a San Michele fino agli anni ’50 del secolo scorso, quando l’avvento “globalizzato” delle fibre sintetiche, come il Nylon, ne cancellò ogni traccia.

Il territorio fino ad allora forniva la canapa (per i filamenti) e l’acqua (per la fase di macerazione) che rappresentavano la “materia prima” di questa lavorazione. Una tradizione dalle radici antiche: è accertato che già nel 1342, alla fiera di Bergamo, gli “Spaghettini” di San Michele potevano sfoggiare lavorazioni di pregio. Le Poste, ovvero i luoghi in cui si lavoravano le corde, erano dislocate in ogni angolo del paese.

Le famiglie dei Sogari poi erano considerate “in vista”, poiché riversavano un indotto economico importante sull'intera Comunità. A ricordo della rilevanza goduta da questa particolare attività artigianale, nel 1952 una delle vie del quartiere è stata chiamata “via dei Sogari”, poiché un tempo essa era percorsa sul lato sinistro da una pista per l’attorcigliatura delle corde.

Una “confraternita” del San Michele storico, quella dei Cordai, che prevedeva un ciclo di lavorazione assai complesso (e faticoso), richiedeva spazi ampi e una rete integrata di coltivatori, artigiani, agenti di vendita all'ingrosso e commercianti. Ve ne furono altre, di confraternite, ormai del tutto dimenticate, come quella dei Battellanti, che solcavano i corsi d’acqua con le loro barche a fondo piatto e a San Michele (dove fin sotto l’attuale Viale Venezia si spingeva un “braccio morto” dell’Adige) mantenevano certamente un approdo (in lingua madre Barcagno) per i loro Burci e Burcele.

Vi sono state diverse ere “economiche” per il nostro Borgo, lunghissima quella agricola e fluviale, quella tessile della canapa e della lana, poi vennero la ferrovia e la grafica a sostenere la vita della nostra Comunità. Generazione dopo generazione, persone geniali e organizzazioni complesse si sono messe in moto in sincronia, anche quando la grande storia (ad esempio durante le guerre mondiali) soffiava in senso contrario.

La domanda nasce spontanea: in questo nostro tempo acculturato, scientifico, interconnesso e digitale, noi per cosa mai saremo ricordati? Quando, ad esempio, 1300 persone firmarono per invitare i Sora-Stanti locali a ripensare il destino della Tiberghien, esse furono ignorate al limite dell’offesa. Questo perché secondo i strasàvioni, “Il Privato (con la maiuscola) ha i suoi diritti!”.

Se San Michele si spegne, è anche perché non ha piu' un’economia propria e un retroterra in grado di sostenerla, né prospettive di sviluppo che vadano oltre il cosiddetto “terziario” ed il consumo di territorio.

Ci riflettano i Sora-Stanti del momento: le possibilità e le conoscenze di oggi non possono generare una progettualità che si ferma alle licenze edilizie. Ciò non sarebbe degno di coloro che ci hanno preceduto. Loro con pochi mezzi: braccia, carta, inchiostro e penna d'oca, oltre ad un baule pieno di buona volontà, hanno saputo lasciare un segno che, volendo, si può ancora distinguere.

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In copertina, lo Stemma del Comitato Benefico del Carnevale di S.Michele disegnato da Agostino Bonetti (Wikipedia).

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Mastro Sogar era uno stimato artigiano https://sanmichele.online/ Jasmeno

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